13 Febbraio - Foiba di Basovizza
Successivamente a Gonars, sempre il 13 febbraio 2018, ci siamo diretti verso la Foiba di Basovizza, dove ci aspettava lo storico triestino Franco Cecotti.
La Foiba è un pozzo minerario in disuso che nel 1992 è stata dichiarata monumento nazionale dal Presidente della Repubblica, diventando così il luogo simbolico dove ricordare tutte quelle vittime delle stragi compiute dai partigiani comunisti jugoslavi, ma anche figura e simbolo di tutti i drammi che hanno segnato le vicende del confine orientale al finire del secondo conflitto mondiale; le tante altre Foibe sparse in tutto il territorio della Venezia Giulia; le migliaia e migliaia di deportazioni e scomparsi nell’oblio; la tragedia di tutto un popolo (ben 350.000 istriani, fiumani e dalmati) che viene ricordata con il nome biblico di “Esodo”.
Dal 2007, il Sacrario di Basovizza presenta un nuovo e restaurato assetto: una lastra di pietra, sul davanti della quale è riportata un passo della "preghiera dell'infoibato"ed è contraddistinta da una grande croce. A lato si trova, tra i vari cippi commemorativi, una rappresentazione grafica della sezione del pozzo, con indicate le quote relative ai vari ritrovamenti e stratificazioni.
Vicino è stato creato, inoltre, il Centro di Documentazione dove poter reperire tutte le informazioni relative alla Foiba e alla tragica storia di quegli anni (noi però l’abbiamo trovato chiuso).
Durante la visita alla foiba, il prof. Cecotti ci ha fatto una completa analisi storica dei fatti avvenuti dal 1943 al 1945 in Istria e Slovenia.
Nel 1943 il regime fascista cade e l'Istria si trova senza un organo governativo al potere, motivo per il quale si verifica una ribellione da parte degli istriani contro coloro che facevano parte dell'oppressore fascista, ma anche di coloro che erano sospettati di essere collaboratori e che hanno avuto in qualche modo un incarico all'interno del regime (es: insegnanti, funzionari degli uffici ecc...).
Il culmine delle violenze fu raggiunto nell'aprile-maggio del 1945 con la caduta del III Reich e con la conseguente occupazione jugoslava del Litorale Adriatico volta a cancellare ogni traccia della presenza istituzionale italiana sul territorio ma anche oppositori, veri o presunti, sloveni e croati.
Difficile stabilire il numero degli infoibati poiché le foibe sono state utilizzate come discarica fino agli anni '60. Si ipotizzano 600-700 persone scomparse nel 1943 nella zona istriana e più di 18.000 nel 1945.
Alla fine della guerra nelle 48 foibe ispezionate sono stati ritrovati circa 460 corpi ed altre 400 sono state ritrovate in altri luoghi. Ma più di 5000 è il numero totale degli scomparsi.
Il prof. Cecotti ha più volte ribadito che l'obiettivo del memoriale è insegnare a noi generazioni future che mantenere il silenzio e guardare solo quello che gli altri hanno fatto, non fa altro che alimentare l'odio, un odio che può sfociare in una terribile guerra che porterebbe solo altre vittime e altra sofferenza.
Dopo aver visitato la foiba ci siamo diretti qualche chilometro verso la Slovenia, sulla statale che porta a Lipizza. Ci siamo fermati sotto alcuni alberi piantati oltre 70 anni fa per proteggere il monumento sloveno agli eroi di Basovizza. Si tratta di quattro giovani tra i 22 e i 34 anni che vennero fucilati il 6 Settembre 1930 dopo la condanna a morte inflitta dal tribunale per la difesa dello stato fascista, perché pericolosi essendo antifascisti.
Franco Cecotti di nuovo ci ricorda che sarà difficile arrivare ad un’unica memoria condivisa tra italiani e sloveni visto che per un secolo hanno vissuto in maniera molto conflittuale sullo stesso territorio ma che occorre comunque il rispetto per le memorie divise.