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14 Febbraio - Padriciano

Come tappa fondamentale del viaggio e per capire il quadro completo della storia del confine orientale, il 14 febbraio, ci siamo recati all’ultimo campo profughi esistente in Italia, oggi diventato Museo Centro Raccolta Profughi di Padriciano.

Ci ha accompagnati per il centro il direttore, ex profugo, Romano Manzutto, che ci ha raccontato la storia di una struttura che ha visto passare migliaia e migliaia di profughi tra gli anni cinquanta e settanta.

Il centro raccolta profughi di Padriciano fu uno dei più grandi degli oltre cento luoghi di accoglienza (ex caserme, scuole, magazzini) che in Italia ospitarono dopo il 1947 (Padriciano per esattezza ospitó profughi dal 1948 al 1976) per molti anni parte dei 350 mila esuli dall’Istria, Fiume e Dalmazia che provenivano dalla Zona B, territori alto-adriatici passati alla fine della seconda guerra mondiale sotto la Jugoslavia.

Questo campo mantiene solo la parte della struttura originaria in muratura che conteneva le scuole e gli uffici. Dalle poche foto esposte si vede che era composto da baracche o meglio dei box coperti in eternit senza riscaldamento ed acqua corrente dove vivevano le famiglie di profughi. L’accesso al campo era rigorosamente regolamentato e la notte i varchi d’accesso erano chiusi.

Oggi il Museo ospita le masserizie originali dimenticate e abbandonate per sempre dalle famiglie che decisero di non vivere più in Istria dopo il passaggio alla Jugoslavia. Dentro l’edificio sono presenti una grossa vastità di indumenti, arredi, posate, piatti provenienti dal Magazzino 18, luogo simbolo del ritorno in Italia per decine di migliaia di persone, Inoltre sono state ricostruite alcune stanze dove vivevano le famiglie e lungo le pareti sono esposte foto, documenti veramente agghiaccianti.

Finita la visita al Centro raccolta profughi di Padriciano ci siamo diretti verso il Museo della civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata  di Trieste dove abbiamo avuto l’occasione di assistere al racconto di una testimonianza diretta di un profugo istriano di Pola, Livio Dorigo, ex veterinario nato nel 1930, costretto a girare mezza Italia prima di tornare a Trieste.

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